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I PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI SION: INTRODUZIONE

L'importanza del documento ora ristampato saprebbe difficilmente venire esagerata. Esso ha, come pochi altri, il valore di uno << stimolante >> spirituale rivelando orizzonti insospettati e attirando l'attenzione su problemi fondamentali d'azione e di conoscenza, che non possono essere trascurati o rimandati senza pregiudicare gravemente il fronte di coloro che ancora lottano in nome dello spirito, della tradizione, della civiltà vera.

Due punti vengono particolarmente in risalto nei << Protocolli >>. Il primo si riferisce direttamente alla questione ebraica. Il secondo ha una portata più generale e conduce ad affrontare il problema delle forze vere in atto nella storia. Perché il lettore si renda pienamente conto dell'uno e dell'altro punto, crediamo opportuno svolgere alcune considerazioni, indispensabili per un giusto orientamento.

Per un tale orientamento, occorre anzitutto affrontare il famoso problema della << autenticità >> del documento, problema, sul quale si è voluto tendenziosamente concentrare tutta la attenzione e misurare la portata e la validità dello scritto. Cosa invero puerile. Si può infatti negare senz'altro l'esistenza di una qualunque direzione segreta degli avvenimenti storici. Ma ammettere, sia pure come semplice ipotesi, che qualcosa di simile possa darsi, non si può, senza dover riconoscere che, allora, s'impone un genere di ricerca ben diverso da quello basato sul << documento >> nel senso più grossolano del termine. Qui sta precisamente - secondo la giusta osservazione del Guénon - il punto decisivo, che limita la portata della questione dell'<< autenticità >>: nel fatto, che nessuna organizzazione veramente e seriamente segreta, quale si sia la sua natura, lascia dietro di sé dei << documenti >> scritti. Solo un procedimento << induttivo >> può dunque precisare la portata di << testi >>, come i << Protocolli >>. Il che significa che il problema della loro << autenticità >> è secondario e da sostituissi con quello, ben più serio ed essenziale, della loro << veridicità >>. Giovanni Preziosi già nel 1921, nel pubblicare per la prima volta il testo, aveva ben messo in rilievo questo punto. La conclusione seria e positiva di tutta la polemica, che nel frattempo si è sviluppata, è la seguente: che quand'anche (cioè: dato e non concesso) i << Protocolli >> non fossero << autentici >> nel senso più ristretto, è come se essi lo fossero, per due ragioni capitali e decisive:

1) Perché i fatti ne dimostrano la verità;

2) Perché la loro corrispondenza con le idee-madre dell'Ebraismo tradizionale e moderno è incontestabile.

Poiché tanto si è parlato del processo di Berna provocato appunto dai << Protocolli >>, è bene dire qualcosa in proposito, onde il lettore sappia a che tenersi e non si lasci influenzare da informazioni tendenziose. Il processo di Berna non è stato che una manovra dell'Ebraismo internazionale, il quale ha tentato di servirsi della giustizia svizzera (o, per dir meglio, di un giudice svizzero marxista) per ottener una specie di ratifica ufficiale giuridica della non-autenticità di questo documento, vera spina nell'occhio di Israele. Che si sia trattato proprio di una manovra, risulta dall'illegittimità stessa di sollevare, a Berna, la questione della autenticità dei << Protocolli >>. La corte di Berna, infatti, aveva accolto l'accusa avanzata da alcune comunità israelite contro un certo Silvio Schnell, che in una riunione nazionalista aveva diffuso alcune copie della edizione tedesca dei <<Protocolli >>, in base all'art. 14 della Legge del Cantone di Berna, concernente il sobillamento a mezzo della stampa e la letteratura immorale. Su questa base, dal punto di vista rigorosamente giuridico, la corte di Berna non avrebbe dovuto interessarsi affatto del problema della autenticità, o meno, dei; << Protocolli >>, ma sarebbe stata solo tenuta a decidere se i << Protocolli >>, veri o falsi che siano, fossero o no da condannarsi ai sensi della legge già citata, come scritto atto a sobillare una parte della popolazione svizzera contro l'altra. E l'Ebraismo che ha cercato di sviare il processo, concentrandolo sul problema della autenticità del documento, per venire alla conclusione desiderata. E sono significative, a tale riguardo, le seguenti parole del Gran Rabbino di Stoccolma: << Questo non è un processo contro Schnell e i suoi compagni, ma quello di tutti gli Israeliti del mondo contro tutti i loro detrattori. Sedici milioni di Israeliti hanno gli occhi fissi su Berna>>.

Dopo un annoso procedimento, il processo, in prima istanza, si chiuse con una condanna dello Schnell, dalla quale gli Ebrei trassero gongolanti la conseguenza, che i << Protocolli >> erano ormai liquidati. Trionfo di breve durata. In seconda istanza (novembre 1937) il tribunale di Berna ha cancellato il precedente giudizio, ha prosciolto lo Schnell dall'accusa, ha condannato alle spese le continuità ebraiche accusatrici e ha dichiarato estraneo alle sue spettanze pronunciassi come che sia sulla questione della autenticità.

Ma la questione era stata intanto sollevata nel primo processo. Con che risultati? Di nuovo negativi. Il fronte ebraico aveva cercato di raggiungere i suoi fini con due principali mezzi: con delle false testimonianze e con la tesi del << plagio >>.

Qui non possiamo entrare in dettagli, e ci limiteremo a quanto segue.

Una certa signora Kolb, già come principessa Radziwill convinta di truffa e di falso e condannata, depose in una testimonianza, abilmente concertata con quella di una sua amica e di un certo conte Du Chayla, personaggio esso stesso più che sospetto, paranoico, avventuriero e traditore, graziato della pena capitale, di sapere, che i << Protocolli >> erano stati compilati a Parigi verso il 1905 da tre agenti della polizia segreta russa, allo scopo di fomentare la campagna antisemita. Ebbene, è risultato che questo testo già nel 1895 era in possesso di un certo Stephanoff, nel 1902 di Nilus e che nel 1903 era già uscito integralmente sul giornale russo << Snamja >> - dunque, due anni prima della seta presunta compilazione a Parigi!

Non solo: è stato dimostrato che nessuno dei tre personaggi russi - Rotshkowsky, Manuiloff e Golowinsky - si trovavano a Parigi nell'epoca in cui, secondo la signora Kolb, essi avrebbero << inventato >> i << Protocolli >>.

Il secondo punto riguarda la faccenda del << plagio >>. Nella quale si è introdotto un grave equivoco. Il problema del valore dei << Protocolli >>, infatti, è ben diverso da quello di un'opera letteraria, ove è decisivo l'esame della sua originalità e del diritto di qualcuno di considerarsene l'autore. E’ di ben altro che sì tratta. Ora, già nel 1921 il Times aveva sollevata la questione del plagio, pel fatto che il testo riproduce idee e frasi di un pamphlet di un certo Jolly (egli stesso semi-ebreo, rivoluzionario e massone), uscito nel 1865, trattante i mezzi da utilizzare per una politica machiavellica di dominio. Una tale corrispondenza - o << plagio >> - è vera, e nemmeno si restringe alla sola opera del Jolly, estendendosi a diverse altre opere preesistenti. Ma che cosa può dir questo? Per decidere la questione, se i << Protocolli >> corrispondano o no ad un programma formulato da una certa organizzazione occulta pel dominio universale, anzitutto è indifferente che l'autore li abbia creati e stesi di sana pianta, ovvero che, per compilarli, sì sia servito anche di idee e di elementi di altre opere, commettendo così, dal punto di vista << letterario >>, un plagio. La polemica antisemita ha effettivamente individuato tutta una serie di << fonti >> o antecedenti dei << Protocolli >>, le quali traggono la loro inspirazione generale da un'unica corrente d'idee e riflettono, spesso in forme << romanzate >>, la confusa sensazione di una verità. Questa verità è che tutto l'orientamento del mondo moderno risponde ad un piano stabilito e realizzato da una certa organizzazione misteriosa.

Per tal via, dal problema della << autenticità >> ci si trova di nuovo respinti a quello della << veridicità >>. Circa il primo, il risultato del processo di Berna è dunque negativo: all'accusa non è riuscito dimostrare che i << Protocolli >> sono falsi. Ma, giuridicamente, il difensore non è tenuto a dimostrare l'autenticità di un documento incriminato; è l'accusa che deve dimostrarne la falsità. E poiché malgrado ogni sforzo dell'Ebraismo, malgrado le testimonianze concertate, la tesi del << plagio >>, i documenti tendenziosi offerti dai Soviet, le manovre che son giunte, in prima istanza, a non far accogliere nemmeno uno dei testi della difesa, una perizia estremamente unilaterale del Loosli, noto filosemita, e così via, la prova di falsità non è riuscita, così il campo è libero, e la questione dell'<< autenticità >> è liquidata, vale a dire, subordinata ad una prova duplice di carattere superiore, cioè, ripetendo: 1) alla prova attraverso i fatti; 2) alla prova attraverso l’essenza dello spirito ebraico.

Avendo così precisate le cose, è bene, ormai, dire più da presso di che si tratta nei << Protocolli >>.

Essi contengono il piano di una guerra occulta avente per obiettivo, anzitutto, la distruzione completa di tutto ciò che nei popoli non-ebraici è tradizione, casta, aristocrazia, gerarchia, come pure di ogni valore etico, religioso, supermateriale. A tale scopo una organizzazione internazionale occulta, presieduta da capi reali aventi chiara Coscienza dei loro fini e dei mezzi adatti per realizzarli, avrebbe da tempo sviluppato, e continuerebbe a sviluppare, una azione unitaria invisibile, alla quale sarebbero da riferirsi i principali focolai del pervertimento della civiltà e società occidentali: liberalismo, individualismo, egualitarismo, libero pensiero, illuminismo antireligioso, con le varie appendici che conducono fino alla rivolta delle masse e allo stesso consumo. È importante rilevare che l'assoluta falsità di tutte queste ideologie viene senz'altro riconosciuta: esse sarebbero state create e propagate unicamente come strumenti di distruzione e, nei riguardi del comunismo, si giunge a dichiarare: << Il fatto, che fummo capaci dì far concepire una idea così erronea ai non-Ebrei è la prova lampante del meschino concetto che essi hanno della vita umana, paragonato a quello che abbiamo noi, nel che consiste la speranza del nostro successo >> (protocollo XV). Ma non solo si parla di ideologie politiche da instillare senza permettere di coglierne il vero significato e la finalità; si parla altresì di una << scienza >> creata parimenti ai fini di un'azione generale demoralizzatrice e vengon fatti significativi riferimenti alla superstizione scientista del << progresso >>, al darwinismo, alla sociologia marxista e storicista, e così via, e, nel riguardo, si dice: << I non-Ebrei non sono più capaci di ragionare, in materia di scienza, senza il nostro aiuto>>; mentre in pari tempo, anche qui, si riconosce la falsità di tutte queste teorie (I, II, II, XIII). In terzo luogo, un azione propriamente culturale: dominare i principali centri dell'insegnamento ufficiale, controllare, attraverso il monopolio della grande stampa, l'opinione pubblica, diffondere nei cosiddetti paesi dirigenti una letteratura squilibrata ed equivoca (XIV), provocare cioè, come controparte di quello sociale, un disfattismo etico, da accrescere mediante un attacco contro i valori religiosi e i loro rappresentanti, da operarsi non frontalmente e apertamente, ma fomentando la critica, la sfiducia, il discredito nei riguardi del clero (XVI, IV). La << economicizzazione >> della vita viene additata come uno dei più importanti mezzi distruttivi, donde, anche, la necessità dì avere una falange di << economisti >>, strumenti coscienti o incoscienti dei capi mascherati. Distrutti i valori spirituali, che furono la base dell'antica autorità e rimpiazzatili con calcoli matematici e bisogni materiali, i popoli debbono esser spinti verso una lotta universale nella quale crederanno di perseguire i loro interessi e non si accorgeranno del nemico comune (IV); infine, incoraggiare le idee altrui e, invece di attaccarle, utilizzarle per la realizzazione del piano complessivo, per cui si riconosce l'opportunità di difendere le vedute più diverse, da quella aristocratica o dittatoriale fino a quella anarchica o socialista, purché gli effetti convergano nell'unico fine (V, XII). Anche la necessità di distruggere la vita familiare e la sua influenza spiritualmente educatrice viene considerata (X); così pure, quella di abbruttire le masse con lo sport e con distrazioni di ogni genere e di fomentare il lato passionale e irrazionale di esse, tanto da toglier loro ogni facoltà di discriminazione (XIII).

Questa è la prima fase della guerra occulta: il suo obbiettivo è la creazione di un enorme proletariato, è la riduzione dei popoli ad una poltiglia di esseri senza tradizione e senza forza interiore. Dopo dì che, un'azione ulteriore, sulla base della potenza dell'oro. I Capi mascherati controlleranno l'oro del mondo e, per suo mezzo, l'insieme dei popoli così sradicati, con i loro dirigenti apparenti e più o meno demagogici. Mentre da un lato la distruzione procederà attraverso veleni ideologici, ribellioni, rivoluzioni e conflitti d'ogni genere, i signori dell'oro fomenteranno crisi interne generali fino a condurre l'umanità ad uno stato tale di prostrazione, di disperazione, di sfiducia completa per ogni ideale e ogni regime, da farne un oggetto passivo nelle mani dei dominatori invisibili, che allora si manifesteranno e si affermeranno come i capi assoluti del mondo. All'apice starà il Re d'Israele e l'antica promessa del Regnum del << popolo eletto >> sarà realizzata.

Questa è l'essenza dei << Protocolli >>. Il problema ad essi relativo ha diversi aspetti.

L'Ebreo Disraeli ebbe a scrivere una volta queste parole significative: << Il mondo è governato da tutt'altre persone che non si immaginino coloro che non stanno dietro le quinte >>. La importanza dei << Protocolli >> consiste anzitutto, e in ogni caso, nel far nascere questo sospetto, nel far presentire che la storia ha una << terza dimensione >>, che una << intelligenza >> può celarsi dietro agli avvenimenti e ai dirigenti apparenti e che molte presunte cause non sono che effetti di un’azione sotterranea. In particolare, è importante ciò che i << Protocolli >> dicono, nei riguardi di una mentalità pseudo-scientifica, creata unicamente ai fini del piano prestabilito: il cosiddetto modo << scientifico >> o << positivo >> di fare la storia potrebbe rientrare esattamente in ciò e assolvere lo scopo dì stornare sistematicamente lo sguardo dal piano ove agiscono le vere cause. Nulla è più significativo che questo passo dei << Protocolli >> (XV): << La mentalità dei non-Ebrei essendo di natura puramente animale, essi sono incapaci di prevedere le conseguenze alle quali può condurre una causa se presentata sotto una certa luce. Ed è precisamente in questa differenza di mentalità fra noi e i non-Ebrei che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio nonché la nostra natura sovrumana, in paragone con la mentalità istintiva e animale dei non-Ebrei. Costoro non vedono che i fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare alcuna cosa, eccetto le materiali >>. E si soggiunge (XV): << Per quanto riguarda la nostra politica segreta, tutte le nazioni sono in uno stato di infanzia, e i loro governi pure >>.

Ora, che la storia ultima ci presenti le fasi di un’opera sistematica e progressiva di distruzione spirituale, politica e culturale non è un caso, e i << Protocolli >>, nel riguardo ci offrono, per lo meno, ciò che uno scienziato chiamerebbe una << ipotesi di lavoro >>, cioè una idea-base, la cui verità si conferma attraverso la sua capacità di organizzare, in una ricerca induttiva, un insieme di fatti apparentemente sparsi e spontanei, facendone risaltare la logica e la direzione unica. Questo è il secondo punto che deve restar fermo.

Sta di fatto che il contenuto dei << Protocolli >>, nella sua prima parte, riguardante le fasi e le vie della distruzione, corrisponde in modo impressionante a quanto si è svolto e sta svolgendosi nella storia ultima: quasi come se i capi dei vari governi, i dirigenti apparenti dei vari movimenti e tutti coloro che han fatto, nell'ultimo secolo, la << storia >>, altro non fossero stati che gli esecutori inconsapevoli di tante parti di un piano prestabilito, preannunciato molto tempo prima, sia da quel testo, che dagli altri, cui si è già accennato. Hugo Wast (Oro, Buenos Ayres, 1935, p. 20) ha perciò scritto: << I Protocolli possono essere falsi; però essi si realizzano meravigliosamente >>, e Henry Ford, nel giornale World (17 febbraio 1921) ha soggiunto: << L'unico apprezzamento che posso fare circa i protocolli, è che essi si accordano perfettamente con quanto sta avvenendo. Essi risalgono a sedici mesi fa 1, da allora hanno corrisposto alla situazione mondiale e ancor oggi ne indicano il ritmo >>. La storia stessa offre dunque una prova della veridicità dei << protocolli >>, tale, che contro di essa tutte le accuse dei loro avversari restano impotenti e ogni difficoltà a << credere >> e a porsi il problema da parte degli << spiriti positivi >> è contrassegno meno di superficialità, che di irresponsabilità, non di << oggettività >>, ma di prevenzione.

Col capitalismo, la mentalità del Ghetto ha scalato le civiltà ariane, creando però anche i presupposti per la rivolta delle masse operaie. Ma ecco che son parimenti degli Ebrei - Marx, Lassalle, Kautsky, Trotzski - a fornire alle masse, attraverso una contraffazione materialistica del mito messianico, le armi ideologiche più potenti e a subordinare il movimento ad una precisa finalità: il distruggere ogni sopravvivente resto di vero ordine e di differenziata civiltà. Una tattica occulta guida, allo stesso fine, i conflitti internazionali più decisivi, la finanza ebraica arma oculatamente il militarismo, mentre d'altra parte l'ideologia ebraico-massonica del liberalismo e della democrazia prepara opportuni schieramenti. Divampa la conflagra zione mondiale 1914-1918, il cui vero senso, secondo le dichiarazioni ufficiali di un Congresso internazionale massonico tenutosi a Parigi nell'estate del 1917, fu la guerra santa della democrazia, << il coronamento dell'opera della rivoluzione francese >> (sic) avente di mira non questa o quella rivendicazione territoriale, ma la distruzione dei grandi imperi europei e la costituzione della Società delle Nazioni quale Superstato democratico-massonico onnipotente. Il capitalismo ebraico americano sovvenziona la rivoluzione russa (a cui la massoneria inglese non fu essa stessa estranea), e nel momento in cui, col crollo della Russia, un primo obbiettivo apparve realizzato, l'America interviene direttamente senza nessuna seria ragione, e gli Imperi Centrali seguono il destino della Russia.

Nel dopoguerra la fiamma rivoluzionaria divampa dappertutto, sia nelle nazioni vinte che in quelle vincitrici, e la potenza dell'Ebraismo fa un prodigioso balzo in avanti, sia attraverso l’indebitamento universale, sia attraverso una segreta dittatura nello Stato sovietico, sia attraverso il governo dell’opinione pubblica mondiale e un'azione generale culturale. Falliti gli obbiettivi più diretti della rivolta, si entra in una nuova fase. La III Internazionale muta bruscamente di tattica e si allea con la II Internazionale, coi fronti-popolari e con le grandi democrazie capitaliste, svelando così le fila comuni della guerra segreta. Dopo lo scacco delle sanzioni, gli avvenimenti precipitano, i Soviet destano la rivoluzione in Spagna, Mosca entra in decisa alleanza con la Francia ebraico-massonica e assume, di concerto con la politica segreta antifascista dell'Inghilterra, una parte direttiva nella Società delle Nazioni. Si preparano schieramenti decisivi. Sono esattamente le fasi prefinali del piano dei << Protocolli >>. Invero, assumere come base le idee-madri di questo scritto << apocrifo >> significa anche possedere un sicuro filo conduttore per scoprire il significato unitario più profondo di ogni più importante rivolgimento dei tempi ultimi.

Dopo di che, si può passare a considerazioni ulteriori, riguardanti la prova della veridicità dei << Protocolli >> non solo come sigillum veri, ma altresì come documento di un'azione specificamente ebraica. Infatti, di rigore, pur ammessa una causalità superiore come retroscena del sovvertimento occidentale, resterebbe sempre da dimostrare, che proprio l'Ebreo ne sia l'unico e vero responsabile. In altre parole, anche ammessa la possibile esistenza dei << Savi >>, si tratta di vedere se essi siano proprio << Savi di Sion >>: tanto da allontanare il sospetto di una tendenziosa interpretazione, cercante un alibi per incolpare l'Ebreo di ogni sovvertimento e quindi per giustificare una campagna antisemita estremistica.

Il problema, certo, si impone, ma nei limiti in cui esso può avere un senso nei riguardi di una organizzazione, per ipotesi, occulta. Già nella massoneria i dignitari dei più alti gradi ignorano chi siano precisamente quei cosiddetti << superiori sconosciuti >>, cui obbediscono, e che potrebbero perfino trovarsi al loro fianco senza che se ne possano accorgere. Non si pretenderà dunque che, per affrontare i problemi scaturenti dai << Protocolli >> in ordine al problema ebraico, qualcuno cominci col << produrre >> le carte di identità debitamente autenticate dei << Savi >>. Ciò non impedisce però di venire ad un << processo indiziario >> ben preciso.

Diciamo subito che noi personalmente non possiamo seguire, qui, un certo antisemitismo fanatico che, nel suo veder dappertutto l'Ebreo come deus ex machina, finisce col cader esso stesso vittima dì una specie di tranello. In fatti dal Guénon è stato rilevato, che uno dei mezzi usati dalle forze mascherate per la loro difesa consiste spesso nel condurre tendenziosamente tutta l'attenzione dei loro avversari verso chi solo in parte è la causa reale di certi rivolgimenti: fattone così una specie di capro espiatorio, su crei si scarica ogni reazione, esse resta-no libere di continuare il loro giuoco. Ciò vale, in una certa misura, anche per la questione ebraica. La constatazione della parte deleteria che l'Ebreo ha avuta nella storia della civiltà non deve pregiudicare una indagine più profonda, atta a farci presentire forze, di cui lo stesso Ebraismo potrebbe esser stato, in parte, solo lo strumento. Nei << Protocolli >>, del resto, spesso si parla promiscuamente di Ebraismo e di Massoneria, si legge << cospirazione massonico-ebraica >>, << la nostra divisa massonica >>, ecc., e in calce della loro prima edizione si legge:

<< Firmato dai rappresentanti di Sion del 33° grado >>. Poiché la tesi secondo la quale la Massoneria sarebbe esclusivamente una creazione e uno strumento ebraico è, per varie ragioni, insostenibile, già da ciò appare la necessità di riferirsi ad una trama assai più vasta di forze occulte pervertitrici, che noi siamo perfino inclini a non esaurire in elementi puramente umani. Le principali ideologie consigliate dai << Protocolli >> come strumenti di distruzione e effettivamente apparse con questo significato nella storia - liberalismo, individualismo, scientismo, razionalismo, ecc. - non sono, del resto, che gli ultimi anelli di una catena di cause, impensabili senza antecedenti, quali per esempio l'umanesimo, la Riforma, il cartesianismo: fenomeni, dei quali però nessuno vorrà seriamente far responsabile una congiura ebraica, così come il Nilus mostra di credere, inquantoché fa retrocedere la congiura ebraica niente di meno che al 929 a. C.2. Bisogna invece restringere l'azione distruttrice positiva dell'internazionale ebraica ad un periodo assai più recente e pensare che gli Ebrei hanno trovato un terreno già minato da processi di decomposizione e d'involuzione, le cui origini risalgono a tempi assai remoti e che si legano ad una catena assai complessa di cause 3: essi hanno utilizzato questo terreno, vi hanno, per così dire, innestata la loro azione, accelerando il ritmo di quei processi. La loro parte di esecutori del sovvertimento mondiale non può dunque essere assoluta. I << Savi Anziani >> costituiscono invero un mistero assai più profondo di quanto lo possano supporre la gran parte degli antisemiti, e così pure, per un altro verso, coloro che invece fanno cominciare e finire ogni cosa nell'internazionale massonica, o simili.

Secondo noi, questa restrizione s'impone.

Ma, nel dominio che essa lascia libero, quel processo << indiziario >>, cui si è accennato, e che costituisce la seconda base della veridicità dei <<Protocolli >>, ha senz'altro la sua ragione d'essere e conduce a dei risultati ben precisi.

Qui, bisogna distinguere due aspetti, pratico l'uno, dottrinale l'altro. Circa il primo, si deve proprio credere che tanti avvenimenti, risoltisi in altrettante vittorie dell'Ebraismo, siano casuali, e che casuale sia la presenza infallibile di Ebrei, o mezzi-Ebrei o di emissari dell'Ebraismo in combutta con la massoneria ebraizzata in tutti i focolari principali del sovvertimento sociale, politico e culturale moderno? Si deve ignorare il fatto, che Israele è rimasto uno malgrado la dispersione, non solo, ma che degli esponenti dell'Ebraismo, quasi ripetendo testualmente le parole dei << Protocolli >>, hanno riconosciuto che una tale dispersione ha dei caratteri provvidenziali, poiché facilita il dominio universale promesso ad Israele? E, si badi, a tale riguardo, vi è anche una unità che è ben diversa da quella astratta e ideale. Israele, cellula inassimilabile in ogni nazione, popolo all'interno di ogni popolo e in alcuni casi perfino Stato all'interno dello Stato, ha un suo proprio Parlamento supernazionale, con delegati legittimi eletti dagli Ebrei dei singoli paesi, il quale tiene regolarmente i suoi congressi e prende le sue decisioni, senza esser naturalmente tenuto a darne una relazione completa e pubblica al goi in cerca del << documento >>. D'altra parte, vi è un dominio, in cui le supposizioni e le induzioni danno luogo alla lingua della più cruda statistica: è cioè un fatto, che dovunque l'Ebreo abbia ottenuto l'emancipazione e la parità, egli non se ne è servito per entrare in rapporti normali con i goim, ma per dar immediatamente la scalata a tutti i principali posti di comando e a tutte le posizioni privilegiate, e per sviluppare, più o meno palesemente, una vera e propria egemonia. Siano stati o no lanciati oculatamente dai << Savi >> i principii della democrazia e del liberalismo, pure sta di Fatto, che in tutti i paesi e in tutte le epoche, in cui tali principii hanno prevalso, l'Ebreo ha pervaso parassitariamente o dittatorialmente gli strati più alti della cultura e della società, ha esercitato una azione distruttiva e corrosiva non dubbia, ha stabilito le fila di una solidarietà internazionale dì razza che ha già - cioè prescindendo dal piano di una vera guerra segreta - i caratteri di una congiura. Si tratta, di nuovo, di un <<caso >>?

Ma un tale aspetto pratico dell'azione ebraica si lega, in fondo, al problema teoretico. Per ben inquadrare il problema ebraico e comprendere il vero pericolo dell'Ebraismo bisogna partire dalla premessa, che alla base dell'Ebraismo non sta tanto la razza (in senso strettamente biologico), ma la Legge. La Legge è l'Antico Testamento, la Torah, ma altresì, e soprattutto, sono i suoi ulteriori sviluppi, la Mishna e essenzialmente il Talmud. E stato giustamente detto, che come Adamo è stato plasmato da Jehova, così l'Ebreo è stato plasmato dalla Legge: e la Legge, nella sua influenza millenaria attraverso le generazioni, ha destato speciali istinti, un particolar modo di sentire, di reagire, di comportarsi, è passata nel sangue, tanto da continuare ad agire anche prescindendo dalla coscienza diretta e dall'intenzione del singolo. E così che l'unità d'Israele permane attraverso la dispersione: in funzione di un'essen-za, di un incoercibile modo d'essere. E insieme a tale unità sussiste e agisce sempre, fatalmen-te, o in modo atavico e inconscio, o in modo oculato e serpentino, il suo principio, la Legge ebraica, lo spirito talmudico.

E qui che interviene un'altra prova decisiva della veridicità dei << Protocolli >> quale documento ebraico, inquantoché trarre da questa Legge tutte le sue logiche conseguenze nei termini di un piano d'azione significa - esattamente - venire più o meno a quanto di essenziale si trova nei << Protocolli >>. Ed è essenziale questo punto, che mentre l'Ebraismo internazionale ha impegnato tutte le sue forze per dimostrare che i << Protocolli >> sorto << falsi >>, esso ha sempre e con la massima cura evitato il problema di vedere, fino a che punto, questo documento falso o vero che sia, corrisponda allo spirito ebraico. E proprio questo è il problema che ora vogliamo considerare. L'essenza della Legge ebraica è la distinzione radicale fra Ebreo e non-Ebreo più o meno negli stessi termini che fra uomo vero e bruto, fra eletti e schiavi; è la promessa, che il Regno universale d'Israele, prima o poi, verrà, e che tutti i popoli debbono soggiacere allo scettro di Giuda; è il dovere, per l'Ebreo, di non riconoscere in nessu-na legge, che non sia la sua legge, altro che violenza e ingiustizia e accusare un tormento, una indegnità, dovunque il dominio, che egli ha, non sia l'assoluto dominio; è la dichiarazione di una doppia morale, che restringe la solidarietà alla razza ebraica, mentre ratifica ogni menzogna, ogni inganno, ogni tradimento nei rapporti fra Ebrei e non-Ebrei, facendo dei secondi una specie di fuori-legge; è, infine, la santificazione dell'oro e dell'interesse come strumenti della potenza dell'Ebreo, al quale soltanto, per promessa divina, appartiene ogni ricchezza della terra e che deve << divorare >>ogni popolo che il Signore gli darà. Nel Talmud si arriva a dire: << Il migliore fra i non-Ebrei (gojm), uccidilo >>. Nel Shemoré Esré, preghiera ebraica quotidiana, si legge: << Che gli apostati perdano ogni speranza, che i Nazzareni e i Minim (i Cristiani) periscano di colpo, siano cancellati dal libro della vita e non siano contati fra i giusti >>. << Ambizione senza limiti, ingordigia divoratrice, un desiderio spietato di vendetta e un odio intenso >> si legge nei << Protocolli >> (X) e difficilmente si saprebbe dare una più adeguata espressione di ciò che risulta a chi penetri l'essenza ebraica. E mai è venuta meno, all'Ebreo, la speranza del Regno, è in essa che sta, anzi, in gran parte, il segreto della forza inaudita che ha tenuto in piedi ed ha conservato uguale a se stesso Israele, tenace, caparbio, orgoglioso e vile ad un tempo, attraverso i secoli. Ancor oggi, annualmente, nella festa del Rosch Hassanah, tutte le comunità ebraiche evocano la promessa: << Innalzate le palme e acclamate, giubilando, Dio, poiché Jehova, l'altissimo, il terribile, sottometterà tutte le nazioni e le porrà sotto ai vostri piedi >>.

In appendice, il lettore troverà un saggio di precisa documentazione, sulla base di citazioni di testi e di dichiarazioni di rappresentanti anche contemporanei dell'Ebraismo, di questa << tradizione >> di Israele.

Su tale base, la convergenza teoretica fra l'essenza dei << Protocolli >> e quella dell'Ebraismo è incontestabile, e si giunge alla conseguenza, che quand'anche i << Protocolli >> fossero stati inventati, l'autore avrebbe scritto quel che Ebrei fedeli alla loro tradizione e alla volontà profonda d'Israele penserebbero e scriverebbero.

Non si creda? poi, che queste siano delle riesumazioni retrospettive e che la Legge sia un mito religioso sepolto in un lontano e << superato >> passato. Ebrei fedeli alla loro tradizione ve ne sono molto più di quanto si supponga e si lasci supporre. Ma si deve riconoscere che non è con essi che si esaurisce l'azione dell'Ebraismo: l'azione di una legge, osservata ininterrot-tamente per secoli, non si dissipa dall'oggi al domani, ma, in una forma o nell'altra, essa si manifesta dovunque la sostanza ebraica si trovi. E da quel che si è detto poco sopra circa l'essenza della Legge, la quale fa considerare come ingiusto e violento ogni ordinamento che non abbia al suo vertice il << popolo eletto >>, è fatale che l'Ebreo sia portato, coscientemente o meno, ad ogni agitazione, ad ogni sovvertimento, ad un lavoro incessante di corrosione. Ciò si è verificato attualmente e ciò si verificherà sempre. Già nel periodo classico la schiatta ebraica venne significativamente assimilata a quella << tifonica >>, cioè alle forze oscure disgregatrici, nemiche del dio solare, generatrici dei cosidetti << figli della rivolta impotente >>. E dello stesso Teodoro Herzl, fondatore del Sionismo, il riconoscimento, che gli Ebrei da un lato hanno costituito il corpo dei sottufficiali di tutti i partiti rivoluzionari, e dall'altro, in diverse circostanze, hanno impugnato il terribile potere dell'oro. E l'opposizione fra le due internazionali, quelli rivoluzionaria e quella finanziaria, è solo apparente, essa risponde solo alla diversità dei due obbiettivi strategici - e il caso del milionario ebreo Schiff, che ebbe a vantarsi pubblicamente di aver sovvenzionata e portata al successo la rivoluzione bolscevica è già rivelatore e vale per molti altri - celati nel retroscena della storia occidentale.

Ma qui vale attirare l'attenzione anche sull'opera distruttrice che l'Ebraismo, così come secon-do le disposizioni dei << Protocolli >>, ha effettuata nel campo propriamente culturale, protetto dai tabù della Scienza, dell'Arte, del Pensiero. È Ebreo Freud, la cui teoria s'intende a ridurre la vita interiore ad istinti e forze inconscie, o a convenzioni e repressioni; lo è Einstein, col quale è venuto in moda il << relativismo >>; lo è Lombroso, che stabili aberranti equazioni fra genio, delinquenza e pazzia; lo è lo Stirner, il padre dell'anarchismo integrale e lo sono Debussy (come mezzo-Ebreo), Schönberg e Mahler, principali esponenti di una musica della decadenza. Ebreo è Tzara, creatore del dadaismo, limite estremo della disgregazione della cosidetta arte d’avanguardia, e così sono Ebrei Reinach e molti esponenti della cosidetta scuola sociologica, cui è propria una degradante interpretazione delle antiche religioni. Di nuovo è l'Ebreo Nordau, che s'intende a ridurre l'essenza della civiltà in convenzioni e menzogne. La << mentalità primitiva >> è in gran parte una scoperta dell'Ebreo Lévy-Bruhl, così come all'Ebreo Bergson si deve una delle forme più tipiche dell'irrazionalismo e dell'esaltazione della << vita >> e del << divenire >> di contro ad ogni superiore principio intellettuale. Ebreo è Ludwig, con le sue biografie che sono altrettante tendenziose deformazioni. Ebrei sono Wassermann, Döblin e, con essi, tutta una schiera di romanzieri, nelle cui opere sempre ritorna una larvata, corrodente critica contro i principali valori sociali. E così via. Saremmo così ingenui da considerare, di nuovo, in tutto ciò, un << caso >>? Da tutte queste personalità, a toccar le quali subito si sente gridare contro il barbaro >> e il >> fanatico razzista >>, promana una stessa influenza, che si propaga nei rispettivi domini con un esito di distruzione. Avvilire, far oscillare ogni punto fermo, render problematica ogni certezza, sensualizzare, mettere tendenziosamente in risalto ciò che vi è di inferiore nell'uomo, spargere una specie di timor panico, tale da propiziare l'abbandono a forze oscure e così spianar le vie ad un'azione occulta sul tipo di quella indicata dai << Protocolli >>, questo è il vero senso dell'Ebraismo culturale.

Nel riguardo del quale non vogliamo pensare ad un vero e proprio piano, anzi nemmeno ad una precisa intenzione da parte dei singoli autori: è la << razza >>, è riti istinto che, qui, agisce: come è della natura del fuoco il bruciare. Ciò non impedisce, che tutta questa azione sparsa e inconscia vada perfettamente incontro a quella occulta, oculata e unitaria delle forze oscure del sovvertimento mondiale. Già nei riguardi dell'Internazionale ebraica, per riconoscerne l'esistenza, non è dunque necessario ammettere che tutti gli Ebrei siano diretti da una vera organizzazione e che tutta la loro azione obbedisca consapevolmente ad un piano. Il collegamento avviene in gran parte automaticamente, in funzione di essenza. Una volta veduto chiaro in ciò, un altro aspetto della veridicità dei << Protocolli >> resta senz'altro confermato.

Quel che piuttosto è dubbio, è la natura vera dei fini ultimi di quest'azione incontestabile. La parte problematica dei << Protocolli >> è quella riferentesi alla ricostruzione, non alla distruzione. Quando il Nilus ravvicina apocalitticamente l'ideale ultimo dei << Protocolli >> alla venuta dell'Anti-Cristo (idea fissa dell'anima slava), fa semplicemente della fantasia. Vero è invece che un tale ideale, in fondo, non è né più né meno che quello imperiale, e perfino in una forma superiore: un'autorità assoluta e inviolabile di diritto divino, un regime di caste, un governo nelle mani di uomini, che posseggono una conoscenza trascendente e ridono di ogni mito razionalistico, liberale e umanitario; difesa dell'artigianato, lotta contro il lusso. L'oro, esaurita la sua missione, sarà superato: lo stesso si dice per ogni demagogia, per gli << immortali principi >> e per tutte le illusioni e suggestioni, usate e propinate come mezzi. Promessa di pace e di libertà, di rispetto della proprietà e della persona, per chiunque riconoscerà la Legge dei Savi Anziani. Il Sovrano, prescelto da Dio, s'intenderà a distruggere ogni idea dettata dall'istinto e dall'animalità: personificazione, quasi, del destino, egli sarà inaccessibile alla passione e dominatore di sé e del mondo, indomabile nel suo potere, tale, da non aver bisogno, intorno a sé, di alcuna guardia armata (III, XXII, XXIII, XXIV).

La portata dei << Protocolli >> resta pregiudicata, se non Si separa questa parte dal resto:poiché, se tale fosse il fine vero, tutto, in fondo, potrebbe ricevere una giustificazione. Ma questa, per noi, è una fantasia. Noi anzi abbiamo cercato di analizzare il processo che ha condotto all'associazione paradossale fra questi ritorni di idee tradizionali, legati all'ideale del << Regnum >>, e i temi del sovvertimento antitradizionale: si tratta della deviazione, portantesi fino ad una vera << inversione >>, che possono subire certi elementi, quando lo spirito originario se ne è ritratto e, abbandonati a sé stessi, passano sotto l'azione di influenze di tutt’altro genere. La parte positiva, controllabile nel documento in questione, è l'altra, è tutto quel che ci lascia presentire, nell'insieme dei processi distruttori del mondo moderno, qualcosa che non è << caso >>, qualcosa, come un piano, e la presenza di potenze mascherate. Sulla parte dell'Ebreo in tutto ciò, abbiamo già detto, e noi crediamo abusivo supporre che tutto ciò che egli ha fatto, lo abbia fatto avendo in vista l'ideale dell'Impero spirituale, quale i << Protocolli >> lo descrivono. Ed anche quando ciò fosse, per noi, che non siamo Ebrei, significherebbe lo stesso, perché contestiamo il diritto di Israele di considerarsi il << popolo eletto >> e di rivendicare per sé un Impero, che avrebbe per presupposto la soggezione di ogni altra razza. E in nessun caso siamo disposti a pronunciare delle assoluzioni. Noi sappiamo ciò che di grande aveva la nostra antica Europa imperiale, aristocratica e spirituale e sappiamo che questa grandezza è stata distrutta. Noi siamo scesi in campo contro le forze che hanno operato questa distruzione e sappiamo della parte che in essa hanno avuto ed hanno gli Ebrei, ancor oggi infallibilmente presenti in tutti i focolai più virulenti dell'Internazionale rivoluzionaria. Questo basta, e ulteriori problemi non abbiamo bisogno di porceli. Abbiamo piuttosto bisogno di riconoscere, che la gran parte delle posizioni dell’antisemitismo restano al disotto del vero compito: poiché con l'idea di razza, della nazione, della controrivoluzione, dell'antibolscevismo, dell'anticapitalismo e così via si colpirà sì questo o quel settore del fronte ebraico e del più vasto fronte della sovversione, a cui esso si collega, ma non se ne raggiungerà il centro. I miti politici dei più son troppo poco, il loro respiro è breve, la loro validità è spesso intaccata dagli stessi mali, ai quali vorrebbero porre rimedio. E’ il ritorno integrale alla idea spirituale dell'Impero che invece si impone, è la volontà precisa, dura, assoluta di una ricostruzione veramente << tradizionale >>, in tutti i domini e quindi, anzitutto, in quello dello spirito, da cui tutto il resto dipende. Nei << Protocolli >> (V) vi è un accenno veramente significativo: si riconosce che solo quel dominatore, che tragga la sua autorità da un << diritto divino >>, può veramente aspirare all'impero universale, e subito dopo si aggiunge: che solo quando nel campo nemico apparisse qualcosa di simile, vi sarebbe qualcuno in grado di lottare con i << Sa-vi Anziani >>; e allora il conflitto fra lui e loro << assumerebbe un carattere tale, che il mondo non ne ha ancora visto l'eguale >>.

I Protocolli qui dicono: << Ma ormai è troppo tardi per loro >>. È del contrario che vorremmo essere persuasi. Tutto dipende da ciò, che coloro i quali siano disposti a sorgere alla riscossa, giungano alla piena coscienza dei loro compiti e dei principi che debbono inflessibilmente presiedere alla loro azione; che essi abbiano il coraggio di un radicalismo anzitutto spirituale e respingano ogni compromesso, ogni concessione; che essi elaborino le condizioni per la formazione di un fronte dell'Internazionale tradizionale e procedano su questa via tanto, che l'ora del << conflitto, di cui il mondo non ha ancora visto l'eguale >> li trovi raccolti in un unico blocco ferrato, infrangibile, irresistibile.

 

1 Il Ford si riferiva alla prima edizione a cura del Nilus, ma la polemica antisemita ha accertato che si può risalire ad almeno venti anni prima e che il documento originale era stato conosciuto dallo stesso Bismarck.

2 Anche qui il Nilus sembra traduca la sua sensazione di una verità confusamente sentita. Le varie tappe della marcia del serpente distruttore, da lui indicate, sono in buona parte vere, ma da riportarsi ad un inquadramento assai più vasto e oggettivo: caduta dell'antica Ellade dorico-sacrale e avvento di quella <<umanistica >>, degenerescenza dell'impero romano; degenerescenza assolutistica del Sacro Romano Impero (Carlo V) e Riforma; preparazione della Rivoluzione francese (illuminismo, razionalismo, assolutismo); azione antitradizionale sull'inghilterra mercantilizzata; attacco contro l'Austria e azione segreta in seno alla Germania; previsione del bolscevismo, punto di arrivo del << serpente >>.

3 Cfr. le opere: R. Guénon: Crisi dei Mondo moderno, trad. it., Roma, 1953; J. Evola: Rivolta contro il Mondo moderno, Roma, 1969.


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